giovedì 3 maggio 2007

Starci (S)

Incatenato al pascoscenico con la mia maschera di uomo, vivo il tormento della ragione, di cui le pietre non ne partecipano l'inquietudine.
Il mio nome è la penna del poeta, un nome che non ho mai conosciuto, che ho creduto di avere perso e che forse ho usurpato.
Ma qualcosa vive e fermenta dentro di me, accompagna la mia insonnia e mi accarezza negli attimi in cui tutto è niente e il tempo la fa da padrone.
Le mie lacrime son acqua e i miei sospiri aria, ma la mia irrequietezza non ha forma. E' pura, viva, è essenza. E' soffocata dal mondo, soffocata da me stesso; gli interrogativi decadono al nascere e le risposte assolvono ad altro.
Io non vedo uomo, non vedo sorrisi, vedo solo catene, vedo solo solitudine intorno ad ognuno. Ognuno muore solo, ognuno nasce solo.

Ognuno vive solo, naufrago nel mezzo d'una tempesta; puoi nuotare e stancarti per poi affondare negli abissi; o puoi star fermo ed aspettare, e il risultato sarà lo stesso. Non c'è scelta.
Dunque viviamo di autoinganno, che a volte percepiamo come trappola ed a volte come scudo.
Mio malgrado son qui e ci sto.

1 commento:

X ha detto...

...ma non da solo.