venerdì 24 novembre 2006

L'inferno dell'Eden (S)

Seduto sulla sabbia di una spiaggia anonima, di una terra anonima…

Il mio nome lo sussurra la brezza notturna, che accarezza visi rigati da dolci lacrime materne, gioiosi guanciali infanti, fronde di castagni.
Il mio nome si accende al tramonto, scuote nell’ignoto, sfugge al ricordo e violenta le vergini.
Il mio nome è sperso fra l’esistenza, è nutrito dall’essere, esso mi necessita.
Il mio nome è paura, il mio nome è ricatto.
Il mio nome non si pronuncia, non si ripete, non si ignora.

Il mio nome risuona fra le lande desolate di terre aride, si perde in seni scuri e raggrinziti incapaci di allattare.
Percuote anime vaghe, troneggia nelle menti vive nel passato.
E’ tuonante nei campi dove gigli selvatici chiedono di esser colti.
Il mio nome è uno, ma è sempre diverso.
Il mio nome è un lamento, una lacrima, un grido straziante di dolore.
Il mio nome è avidità, perfidia, violenza.

Il mio nome era un uomo, odiato con amore.
Il mio nome erano spade incrociate tra fratelli, il mio nome è denaro.
Il mio nome non è mio. Non l’ho mai desiderato.
Il mio nome si è perso quando uomo proferì per primo parola.
Il mio nome mi è stato rubato o non mi è semplicemente mai appartenuto.

Il mio nome adesso è scritto: scritto con sangue che alimenta cadaveri, dentro alle cattedrali colme d’oro e d’argento; il mio nome è inciso sull’anello del mio figlio illegittimo, è rinchiuso fra le sbarre di ferro che annientano l’uomo.

Il mio nome si colora di amore e rispetto. Il mio nome è stato cantato, negato, dissuaso, obbligato.
Il mio nome è rifiuto ed io nel rifiuto ho trovato la pace.
Il mio nome si è spento sulle labbra di chi mi ha atteso invano.
Voglio la pace che mi ha negato chi ha innalzato il mio nome a scudo.

Il mio nome è finito, o non è mai cominciato.


DIO

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