giovedì 14 dicembre 2006

quando il nulla avvolge il pensiero (S)

Arde sulla coltre gelida di un oceano senza nome
la preghiera impetuosa di chi uomo fu e lo ha rinnegato
di chi abbeverò Pegaso dal calice profano della tolleranza
in un tempo che è stato momento di luoghi negato
nel sussulto spasmodico di una veglia divina
nella quiete di un pianto neonato
chetato dal voluttuoso rimorso materno
nella lercia rugiada degli occhi di chi
imbrattatosi di vita
implora dio alla liberazione

E affiora alla mente la nenia di un predicatore
nell'incontro perverso di un riflesso incantatore
bontà declamava e amore
ne fece dono del principio al mondo
Ma il mondo fece di lui
principio di ciò che bontà e amor non era

Sullo svanire di una notte agognata
al lieve ondeggiare dell'omaggio di Prometeo
brucia inchiostro nero sulle mie carni
cinque cifre oggi riscuotono il mio nuovo nome
e insieme ad esso rivendico il mio passato

Nella sicura evasione dall'inferno perenne
mi volgo verso realtà che sogno non era
rivivo ira rabbia odio del presente
ma di colori si stinge un vago ricordo
che nel pensiero ritrova una legge cocente

vivo soavemente nel futuro che conosco
privato dolcemente dell'attesa del domani
stuprato nel dolore da un passato che rincorro
perdo la coscienza del rimpianto di un rimorso

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